Sebbene il coenzima Q10 detto anche ubichinone sia sintetizzato nelle nostre cellule , nella via del mevalonato, la sua sintesi diminuisce con l' invecchiamento, con la malnutrizione, con alcuni farmaci *, o con le malattie croniche (compreso le prostatiti croniche batteriche). Pertanto quando questo accade l' unica fonte di coenzima Q10 è l' alimentazione . Deficienze del 25% comportano stato di malattia. E’ di natura lipidica, ed molto diffuso in natura, è presente nella carne, pesce, oli vegetali, germe di grano, soia, nei cereali, nelle noci, nei vegetali. Il latte e i formaggi ne contengono quantità molto scarse . L 'introduzione con gli alimenti è fondamentale difatti già dopo una settimana di alimentazione parenterale (cioè una alimentazione effettuata solo per via endovenosa – fleboclisi) si ha il dimezzamento del tasso di coenzima Q10 nel sangue (Kishi e coll). Nel 1994 è stato pubblicato uno studio dell' Università del Texas: dove sono stati curati con coenzima Q10 424 cardiopatici, seguiti per un periodo di 8 anni, con dosaggi da 75 a 600 mgr al giorno. I ricercatori hanno valutato il miglioramento in base alla scala della New York Hearth Association (NYHA), dei 424 cardiopatici, il 58% migliorò di una classe NYHA, il 28% di 2 classi NYHA, e 1,2 % di 3 classi NYHA. Un altro lavoro , anche se di piccola casistica , ha dimostrato come 25 sciatori fondisti finlandesi siano stati trattati con coenzima Q10, e come i risultati dimostrarono miglioramento di tutti gli indici di performance fisica. Il 94% degli atleti migliorò i tempi delle prestazioni nonché la loro performance, mentre nel gruppo trattato con placebo solo il 33 % ottenne miglioramento dei risultati. (Vedasi come si formano i radicali liberi). Chimicamente incrementa la produzione cellulare di energia, la quale diminuisce con l'età. Il coenzima Q10 è stato scoperto negli Stati Uniti nel 1957 presso l' Università del Wisconsin dal professor Crane nei mitocondri di cuore di bue. Il professor Peter Mitchell ha invece ricevuto il premio Nobel nel 1978 per la scoperta delle sue funzioni. È una molecola abbastanza grande, è lungo 4 nm, ha forma allungata , con funzione di trasportatrice di idrogeno tra i centri donatori e quelli accettori delle proteine . Praticamente localizzato nei mitocondri e nella parte più interna delle membrane cellulari fa la spola in un senso come Q e nell' altro come QH2, spostando elettroni attraversando facilmente le membrane, per la sua solubilità negli idrocarburi e nei lipidi. La sua carenza comporta un deficit di trasporto di elettroni e di ossigenazione. Moltissime pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato l'efficacia della molecola da una parte e la sua innocuità dall’altra. * Le statine usate per abbassare il tasso di colesterolo, possono ridurre i tassi di coenzima Q10 in quanto bloccano l' HMG-CoA riduttasi che interviene nella sua sintesi. Funzioni attribuite 1. Agente di riduzione ossidativa nella catena di produzione energetica delle cellule mitocondriali.2. Importante antiossidante liposolubile nella pelle, contro i perossidi dannosi per il collagene e l'elastina, agisce quindi contro la perdita di elasticità della pelle e contro la formazione di rughe.3. Come la vitamina E, il CoQ10 anche esso liposolubile può proteggere i tessuti dall’ossidazione (privazione di ossigeno ) tramite una azione antiossidante e protettiva nei confronti dei [link:3]radicali liberi. [/link:3] Il cuore ha la più alta concentrazione di coenzima Q10, e il suo impiego in terapia medica avviene soprattutto nelle malattie cardiovascolari, dove non sono stati mai descritti casi di intolleranza o di intossicazione. I livelli ematici di coenzima Q10 sono più elevati tra i vegetariani, e si è calcolato che il consumo giornaliero dovrebbe essere di circa 5 mg al giorno. Il coenzima Q10 è stato inoltre sperimentato contro il cancro con risultati brillanti, nella distrofia muscolare, nell'angina pectoris., anche se in letteratura si attendoti dati di conferma ai lavori pubblicati. Il coenzima Q può essere utilizzato nei processi flogistici cronici legati all'invecchiamento (pelle) o alla infezioni batteriche (prostatiti). Può ridurre l'effetto anticoagulante della warfarina. Sono stati riportati in letteratura 2 casi in cui è stata osservata una riduzione dell'INR (International Normalized Ratio) quando il coenzima Q è stato aggiunto ad una terapia stabilizzata con warfarina(2,3).
Gli antiossidanti in aiuto alle patologie infiammatorie
degenerative
Gli antiossidanti stanno conquistando un notevole successo
nel trattamento delle prostatiti croniche . Il principio è quello di
considerare l'infiammazione cronica come una potente sorgente di radicali
liberi che producono invecchiamento del tessuto prostatico.
E' per questo che nelle terapie delle prostatiti sono
entrati a far parte, come coadiuvanti delle terapie, gli amtiossidanti. Picnogen
è uno di questi, facente parti della linea Ellimann per le cistit e prostatiti.
Meccanismi biologici dell'infiammazione
L'infiammazione è un processo reattivo verso agenti patogeni
di qualsiasi natura attraverso cui l'organismo si difende, innescando i
processi del sistema immunitario (3). L'ultimo obiettivo del processo
infiammatorio è di liberare l'organismo da ogni entità che generi danno
cellulare (ad esempio i microorganismi, le tossine, ecc.) o dagli effetti del
danno stesso (ad esempio le cellule morte ed i tessuti necrotici).
L'infiammazione distrugge, diluisce o contiene l'agente nocivo ed allo stesso
tempo innesca una serie di eventi che riparano e ricostituiscono il tessuto
danneggiato.
Una funzione critica dell'infiammazione è il reclutamento,
nel sito danneggiato, delle cellule del sistema immunitario, i leucociti.
Questo fenomeno, chiamato chemiotassi, si verifica tramite l'incremento locale
del flusso ematico e attraverso mutamenti strutturali dei microvasi. I
leucociti ingeriscono gli agenti tossici, uccidono i microorganismi, degradano
il tessuto necrotico e gli antigeni estranei. Liberando enzimi, mediatori
chimici e radicali dell'ossigeno o dell'azoto, i leucociti sostengono l'infiammazione
e, oltre a ricoprire un ruolo effettore protettivo possono, in alcuni casi,
indurre danni nei tessuti circostanti. Infatti, nel caso in cui, a causa di un
alterato meccanismo regolatorio, lo stato infiammatorio si prolunghi,
l'infiammazione può diventare nociva e risultare implicata nella patogenesi di
numerose malattie. Più in dettaglio, l'infiammazione può essere definita di
tipo acuto o cronico. L'infiammazione acuta rappresenta la risposta immediata
ad un agente dannoso, è di durata relativamente breve (va da minuti ad alcuni
giorni) ed è principalmente caratterizzata dalla formazione dell'edema e dalla
migrazione dei leucociti, in prevalenza granulociti neutrofili. L'infiammazione
cronica, che è generalmente il risultato di stimoli persistenti, è di durata
più lunga ed è caratterizzata, dal punto di vista istologico, dalla presenza di
altri tipi di cellule leucocitarie (linfociti e macrofagi), dalla
proliferazione dei vasi sanguigni e dalla fibrosi o dalla necrosi del tessuto.
In alcuni casi l'infiammazione cronica può essere preceduta da una fase
iniziale di infiammazione acuta, altre volte inizia in maniera asintomatica e
con un'intensità ridotta. L'infiammazione cronica può verificarsi in seguito ad
infezioni persistenti dovute a microorganismi che riescono a sfuggire al
controllo del sistema immune, come ad esempio il Mycobacterium tuberculosis
(agente eziologico della tubercolosi) o il Treponema pallidum (che causa la
sifilide); in seguito all'esposizione prolungata ad agenti potenzialmente tossici
di origine esogena o endogena, oppure a causa di fenomeni di autoimmunità. Le
cellule coinvolte nell'infiammazione cronica vengono reclutate nel sito
dell'infiammazione, si attivano e rilasciano innumerevoli fattori solubili che
mediano il danno e la fibrosi del tessuto. Tali molecole svolgono un ruolo
chiave nell'inizio e nell'esecuzione della risposta infiammatoria e tra le loro
funzioni principali vi è l'induzione della dilatazione dei vasi, la
chemiotassi, l'adesione e l'attivazione dei leucociti, la tossicità diretta nei
confronti del microrganismo invasore, la proliferazione dei fibroblasti, la
deposizione del collagene e l'angiogenesi (4, 5). Di grande rilevanza fra
questi mediatori sono le citochine, molecole di natura proteica, che agiscono anche
a bassissime concentrazioni, interagendo mediante legami ad alta affinità con
recettori specifici espressi sulle cellule bersaglio. Le citochine mediano la
comunicazione intercellulare intervenendo nell'indirizzo, nella regolazione e
nella terminazione dei processi infiammatori. Esse costituiscono una trama
complessa di relazioni e, dalla loro reciproca regolazione, dipende l'esito
finale dei processi biologici che vengono regolati. Un aspetto importante è
legato alle quantità di mediatori solubili che vengono prodotti in risposta ad
uno stimolo. Ad esempio, il rilascio extracellulare di bassi livelli di una
citochina proinfiammatoria, può aumentare l'espressione di altre citochine e
delle molecole di adesione per i leucociti, tutti fattori che amplificano la
cascata infiammatoria; al contrario, livelli elevati di essa, possono
danneggiare cellule o tessuti.
Per finire, poiché le citochine rappresentano degli
strumenti estremamente efficaci nelle risposte immunitarie, che possono
rivelarsi anche armi pericolose, esiste in natura un complesso sistema atto a
regolarne finemente l'attività. Le citochine ad esempio, possono essere
prodotte in una forma immatura che viene attivata tramite il taglio operato da
specifici enzimi rilasciati solo in determinate condizioni; possono esistere
dei recettori solubili, oppure delle proteine dalla funzione analoga, che
legandosi alla citochina bersaglio, ne neutralizzano l'azione impedendo che si
leghi ai recettori di membrana; inoltre possono esistere delle molecole con la
funzione di antagonisti recettoriali che, legandosi al recettore specifico,
impediscono il legame della citochina e l'innesco degli eventi biologici che
essa influenza. Queste e molte altre forme di controllo dell'attività di una
citochina rappresentano un sistema di sicurezza attraverso il quale l'organismo
si tutela dalla possibile azione nociva di queste molecole.
Radicali liberi e prostatite
I radicali liberi sono quindi molecole o frammenti di
molecole che sottraggono ossigeno stabilmente dai tessuti, legandosi ad esso e
rendendolo inutilizzabile da parte delle cellule.
L'ossigeno è un potente agente battericida.
Determinano cioè una perossidazione degli acidi grassi
poliinsaturi che costituiscono le membrane cellulari, nè determinano una
ridotta fluidità di membrana e ne compromettono l’attività cellulare.
Volendo in senso figurato rappresentare la loro azione, i
radicali liberi, sono soldati nemici che attaccano le mura difensive di una
città (la membrana cellulare) . Piano piano questi soldati tolgono mattoni a
queste mura si da disgregare con il tempo la struttura portante. Le mura che
proteggono la città crollano e la città senza difese viene distrutta.
La cellula pertanto senza difese e senza possibilità di
scambiare sostanze con l’esterno compromette la sua attività sviluppando a
seconda dell’organo interessato l'invecchiamento cellulare.
Come si formano i radicali liberi ?
IN CONDIZIONI NORMALI DI SALUTE, un incremento di radicali
liberi si ha per esempio facendo sport o facendo sforzi muscolari. Infatti se
una persona non è sotto sforzo consuma meno ossigeno e quindi effettua una
produzione “normale” di radicali liberi. Se la stessa persona corre, fa sport,
consumando più ossigeno produce più radicali liberi.
Questi valori elevati si riscontrano anche in chi è
sottoposto a stress psico-fisico, in chi è esposto a inquinamento ambientale,
al fumo di tabacco, alle radiazioni solari, in chi non segue un bilanciato
regime alimentare, in chi abusa dell’alcol.
CONDIZIONI PATOLOGICHE: Quasi tutte le patologie hanno
valori al di sopra della norma di radicali liberi, come per esempio le
patologie allergiche, quelle flogistiche croniche come ad esempio l’artrite
reumatoide, la prostatite batterica cronica; poi l’Alzheimer,la sclerosi
laterale amiotrofica SLA, la stenosi della carotide, l’ipertensione, il diabete
e molte altre.. In queste patologie, la terapia utile alla specifica patologia
non mette alla normalità i radicali liberi, è per questo importante fare una
terapia adatta ai radicali liberi con terapia antiossidante ( Picnogen cps 1
cps al di per sei mesi )
Come si difende l'organismo dai radicali liberi ?
L’organismo sano ha la capacità di difendersi dai radicali
liberi emessi durante un processo infiammatorio e non , attraverso dei
meccanismi che chiameremo propri dell’organismo umano (endogeni) o esterni
all’organismo (esogeni).Quelli esogeni, propri dell'organismo sono sistemi
enziamatici detti
Superossidodismutasi
(La SOD è un enzima ad azione antiossidante presente nelle
cellule del nostro organismo. È in grado di catalizzare (facilitare) la
trasformazione dei radicali dell’ossigeno (sostanze altamente pericolose per le
strutture cellulari) in perossido d’idrogeno (l’acqua ossigenata) che è a sua
volta pericoloso e può dare origine ad altri radicali; grazie all’enzima
catalasi *, il perossido di idrogeno si trasforma in acqua.Ha attività
antiossidante se assunta per via orale. Cura l’artrite e il cancro. Cura gli
effetti collaterali delle radiazioni. Effetti collaterali – Shock anafilattico
nelle forme iniettabili. Sovradosaggio – Nessun caso segnalato.A chi serve Le
forme orali sono inutili poiché la SOD presa oralmente viene distrutta a
livello intestinale ancor prima di essere assorbita. Le forme iniettabili vanno
usate solamente sotto stretto controllo medico. Relativamente all'azione
ossidante, si consiglia di ricorrere ad altre sostanze, più facili da assumere,
con efficacia certa e con avvertenze di minor entità, come il mangostano
(Picnogen)
• Catalasi Trasforma in acqua il perossido di idrogeno.
Allo stato libero l'acqua ossigenata (perossido di idrogeno)
ed altri perossidi, sono tossici su importanti funzioni vitali delle cellule.
Da H2O2 si formano due radicali idrossilici OH-, che sono tra i radicali liberi
piu' pericolosi e reattivi. La catalasi libera anche molecole di O2 nel
tessuto, detergendo le ulcere e le ustioni, favorendone la cicatrizzazione e
stimolando la produzione di fibroplasti e la rivascolarizzazione.In farmacia si
trova la catalasi equina, Citrizan gel, usata per il trattamento di ferite e
ustioni.
Glutatione per ossidasi
Denaturasi
Ac. Lipoico
Molecole chelanti i metalliAlbumina, Ferritina,
Transferrina, Ceruloplasmina
Quelli endogeni, si introducono con la dieta e sono gli
antiossidanti (Vitamina E) ed i grassi poliinsaturi, detti omega 3. (Gli acidi
grassi poliinsaturi hanno importanti ruoli strutturali e metabolici, e come è
noto sono utili nella prevenzione di dismetabolismi lipidici e
dell'aterosclerosi e nei processi infiammatori in generi.Per le loro
caratteristiche hanno un'aumentata necessità di protezione dalle
perossidazioni.È opportuno perciò, nei casi di elevate assunzioni di acidi
grassi poliinsaturi, aumentare l'apporto di tocoferoli (Vit E) o di altri
antiossidanti (Coenzima Q) a protezione delle perossidazioni. Sulla base di
questi principi ecco il prodotto creato dalla Ellimann con numerose molecole
antiossidanti in un mix efficace , a
protezione dagli effetti dannosi dell'invecchiamento. (Picnogen , mangostano,
propoli, resvetrarolo, alga klamat..)